Sono stati giorni turbolenti, gli ultimi.
Dimentico spesso il potere di far decantare pensieri e
sensazioni che certi brani musicali esercitano su di me. Stelvio Cipriani con il
suo Anonimo veneziano, in questo momento, non solo mi disintossica da discussioni
e ragionamenti previ e successivi, ma anche un po’ dalla stanchezza dovuta al
susseguirsi continuo, senza interruzioni, di incontri, impegni, attività.
Cuore mio, hai fatto la fine di quello di santa Marta?
L’hai
fatta già anni fa?
In questo momento, mentre ascolto musica, riesco a diventare
un po’ Maria?
Riprendo in mano la risposta di Serena, ieri, alla domanda
su cosa stesse effettivamente chiedendo.
“La misericordia di Dio”.
Prima di
tutto, prima di ogni singola cosa.
Sappiamo che misericordia Dei
è infinitamente più che ricevere l’assoluzione dei peccati, fare una
confessione, dire un atto di dolore…
È lasciare che Dio stesso ti partorisca di nuovo, è scoprire
il bisogno di essere rigenerato, è imbattersi nei propri limiti creaturali e
nei propri peccati come artigli che vogliono lacerarti prima che tu riesca a
nascere come uomo vero.
Misericordia di Dio: è piangere perché un soffio nuovo ti
attraversa la mente e il cuore e il corpo tutto bruciando ciò che ti ha impedito
di respirare il bene.
Dio Misericordia nel suo grembo mi accoglie seppur io sia
deforme e mi partorisce rinnovato.
Saprò vivere confessione, atto di dolore, assoluzione e
tanto altro così?
Intanto, il mio computer è passato all’adagio del Concerto
per oboe in Re minore di Benedetto Marcello, poi a Mamma mia degli Abba e a
Gift di Elisa.
Gift, cioè dono...
Gift, cioè dono...
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