sabato 7 settembre 2013

Siamo tutti...

...che cosa? Stamattina pensavo di scrivere siriani, visto che è arrivato il 7 settembre. Poi ho pensato a cosa mi accomuna al popolo siriano, visto che godo di un sistema politico imperfetto per quanto si voglia, ma che non mi fa pensare minimamente alla possibilità che accada in Italia quanto sta succedendo in Siria, visto che difficilmente gli USA o la Russia verrebbero a bombardare la mia terra, visto che la Sicilia non confina con paesi che vivono situazioni socio-politiche complesse e instabili.

Che cosa mi accomuna ai morti tra i ribelli, tra i civili, tra i fedeli ad Assad? Che cosa mi accomuna a chi trema pregando la SS. Trinità o Allah? Che cosa mi accomuna a chi, oggi, si trova in Siria?

Siamo tutti esseri umani, protagonisti unici e irripetibili di un'esperienza storica che rende l'umanità un qui e ora che ha un nome e specifiche possibilità: la nostra vita. Viviamo tutti e da persone umane.

Quello che io sono, in modo a me impossibile, lo vive ogni persona in Siria, e nel resto del mondo, qualunque sia la sua paura o passione o idealità in questo momento. Ogni persona uccisa, ferita, derisa è la morte, la ferita, la derisione della comune umanità.

Ma così, un digiuno non basta, una preghiera è spiritualismo. Ogni attimo che io vivo, la comune umanità mi lega ad ogni altro uomo e donna reali che vivono. Ogni attimo è tempo per decidersi in favore della comune umanità. Ogni decisione è generatrice di azioni che incideranno sulla comune umanità.

Essere persone umane diventa essere memoria storicamente fissata di ogni altro uomo e donna. In me, ogni persona umana può riconoscersi e io in ogni altra.

Come vivrò, allora? Come prolungherò digiuno e preghiera di oggi perché la memoria che io sono non dimentichi nessuno e non aspetti emergenze ed appelli?

Come renderò ogni giorno la parola Dov'è Abele, tuo fratello? (Gen 4, 9), vocazione e non esame di coscienza?

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